Arrivo a Bariloche, che dall'alto sembra un'oasi nella steppa patagonica color terra bruciata. Assisto alle operazioni di scarico e vedo il mio scatolone che fa da ponte tra due mucchi di valige e sostiene un gigantesco mucchio di altre valige. Ok. E' finita. Quando recupero lo scatolone e' completamente sfasciato, non si riesce neppure a caricare sul carrello perche' si affloscia. Lo trascino fuori dall'areoporto e prima di spacchettare mi faccio portare dall'omnibus in citta' perche' se l'attrezzatura e' inutilizzabile, mi tocca anche reimpacchettare tutto e con il cartone in questo stato diventa un'impresa. In centro mi piazzo davanti ad un negozio e spacchetto. Il proprietario esce e mi chiede da dove vengo e dove vado, si offre di darmi una mano e mi regala degli adesivi catarinfrangenti. Ospitalita' patagonica di cui avevo sentito parlare...
Spacchetto e monto. Con il cuore in gola... Ehi e' tutto integro!!! Miracolo! Anche il carrello! Ma quel pezzo da dove viene? Mah, forse e' il pezzo della valigia di qualcun altro!!! Solo il deragliatore posteriore mi pare in una posizione innaturale. Il proprietario del negozio riesce e si offre di smaltire lui il materiale di imballaggio. Parto. Mitico. Ole'. Sono in Patagonia.
Faccio 300 metri e... crack! Deragliatore a puttane! Sono finito sul serio stavolta. Beh. Calma e gesso. Spingo tutto fino all'ostello. Metto in magazzino e salgo a farmi una doccia. Poi riposo. Quando mi sveglio e' l'imbrunire. Vado alla Jauja uno dei ristoranti raccomandati dalla Routard. Mangiare bene e dormire bene. Questo e' il mio motto per un viaggio sempre buono. Applichiamolo. Bife de Chorizo, empanadas, vino di Medoza e il mitico Dulche de leche (tutto fantastico). E... a nanna. Domani, dopotutto, e' un altro giorno. Cosi' diceva Rossella O'Hara... e giacche' da queste parti di vento ce n'e' parecchio...

