Lascio la Patagonia. Un mondo.
Ho mangiato, parlato e dormito con gli operai, sono andato a scuola con i bambini delle elementari all'alba, ho riposato nel vento.
Ho ascoltato le malinconie di chi fa il poliziotto lontano da casa.
Ho riordinato monete per un estanciero in pensione appassionato di numismatica. Ho parlato di desaparecidos e di peronismo con professori universitari. Di calcio con commessi viaggiatori. Ho visitato la tomba abbandonata di un nazista che e' finito a fare il falegname in Patagonia dopo aver partecipato agli eccidi del III Reich. Sono salito sui pick-up, sui megabus e minibus, su gommoni e barconi. Ho assaggiato i liquori argentini, ho ascoltato la musica country delle provincie del sud e il tango alla fine del mondo. Ho attaccato cartelli per le mamme in chiesa. Ho chiesto aiuto e sono stato aiutato. Ho consolato.
Ho imprecato, ho sperato, ho disperato, ho ululato nel vento, ho pregato.
Ho recitato Dante nel vento piu' forte. Solo per me stesso. Solo per il gusto di assaporare i suoi versi.
Ho visto guanachi, nandu, lepri, fenicotteri, armadilli, uccelli strani, cavalli, pecore, mucche di tutti i colori, lobi, pinguini, delfini e balene coccolate dai loro piccoli. Ho temuto di vedere il puma, ma era solo un vitello da lontano.
Ho assistito ad albe e tramonti. A tempeste di sabbia
Ho parlato con i colleghi che lavorano qui. Nel deserto.
Ho visto montagne spettacolari, ho camminato su sterminate distese di ghiaccio, ho attraversato torrenti impetuosi appeso a cavi d'acciaio. Ho bevuto la neve sciolta. Ho assistito ad albe e tramonti. Ho mangiato guanaco e nandu'. Carni, pesci e frutti di mare.
Ho gustato il silenzio che mi chiamava e ho suonato un'armonica a bocca.