Parto di buon ora. Seguo le indicazioni che Carlos mi ha dato. E - mannaggia - la strada non e' in pianura come pensavo ma e' montagna. Aggiungici il maltempo e i 120 km di durata e ti viene fuori un giramento... Comunque pedalo. Il panorama e' il solito: strada, bosco, montagne rocciose, laghi e nuvole. A tratti nevischia (anche se in realta' ci sono 4-5 gradi). Incontro anche il primo cicloturista. E' uno statunitense che dice di avermi visto in giro per Bariloche con il carrello e mi consiglia di fermarmi a mangiare l'asado da una vecchietta piu' avanti. Proseguo e quando mancano 18 km a fine tappa... primo buco! Ruota posteriore. Non resisto alla tentazione di provare una delle bombolette spray salvabuco: una delusione. Regge 15 km. Nei 15 km assisto impotente a questa scena: all'improvviso da destra esce a tutta velocita' un cane nero che taglia la strada in diagonale. Lo insegue velocissimo un bel cane bianco. Ma in quel mentre vengo superato dall'autobus di linea tra Bariloche e El Bolson. Il cane si ferma e si mette a tremare in mezzo alla strada. L'autista cerca di frenare, di sterzare ma si capisce che non puo' perdere il controllo del mezzo che trasporta 50 persone. Investe il cane. Quando sopraggiungo, il cane e' spezzato a meta' in un lago di sangue ma ancora vivo e guaisce disperato con tutta la forza che gli rimane. Non posso fare niente. Neppure finirlo. Decido di passare oltre. Cosa potevo fare? Ma la giornata e' rovinata.
Arrivo a El Bolson. E' un vero paese sud-americano (da come me li immagino). Insegne disegnate sui muri delle case e scritte coca-cola dappertutto. Arrivo all'ostello, molto carino, tutto in legno, dove mi accolgono Julian e Marcel (il primo guida andina di Buenos Aires, il secondo tedesco di Colonia - cavei lunghi, barba, baffi e occhi azzurri) che si sono trasferiti qui per amore dei posti. Stasera oraganizzano l'asado. Naturalmente aderisco. In attesa della cena, dopo la doccia, riparo la camera d'aria e mi intrattngo con due sorelle sessantenni a discutere dell'Argentina e dei desaparecidos. A cena ci sono 3 lavoratori del petrolio di Comodoro Rivadavia. Si parla di turnistica massacrante (una settimana di sempre di turno ogni due sulle piattaforme petrolifere dell'atlantico). Mi dicono che la costa di Comodoro non e' un gran che. Ne terro' conto...